lunedì 15 febbraio 2010

Organizzazione del lavoro

Come vi ho anticipato mercoledì prossimo ci occuperemo dell'organizzazione delle attività e della progettazione della microstruttura del lavoro.

date un'occhiata ai seguenti filmati,
http://www.youtube.com/watch?v=mz10VuugF1E&NR=1
http://www.youtube.com/watch?v=z--Fyq0_lVQ&NR=1
http://www.youtube.com/watch?v=uuj5-lfdyt0

cosa ne pensate? ritenete che sia un sistema efficace, efficiente?

e soprattutto, avete esempi (video, filmati, letture, mp3) che aiutino a comprender questo oppure altri modelli di organizzazione delle attività e di progettazione della microstruttura?
g.

13 commenti:

  1. Sicuramente analizzando i singoli video, si possono fare diverse distinzioni.
    In primo luogo, nel primo video si capisce che tutta o quasi tutta l'organizzazione aziendale è basa sull'ausilio di mezzi robotizzati, e solo nella fase finale, quella di imballaggio del prodotto finale, vi è l'intervento diretto di personale sul prodotto. Sicuramente il sistema della Playmobil è affidabile, efficiente ed efficace, in quanto conoscendo il marchio come prodotto affermato per il divertimento dei bambini si capisce come, sia la stessa organizzazione, che tutta la struttura aziendale (reparti, amministrazione, controllo etc), sia capace di conseguire risultati performanti e di buon livello. Penso per ritornare al discorso fatto in aula che la migliore organizzazione, in questo caso è quella legittimata dal contesto sociale, per via della natura stessa dell'azienda e dei suoi prodotti.
    Il terzo ed ultimo video è quello più interessante, soprattutto per via della spiegazione fornita dagli addetti ai lavori. Già la struttura fisica dell'azienda, (capannoni, magazzini e reparti di assemblaggio) ci facciano capire proprio come l'organizzazione aziendale, si struttura in maniera tale da poter avere subito in linea di montaggio la materia prima, poi lo stesso magazzino organizzato in FIFO fa capire come l'azienda cerchi di avere sempre una linea di svecchiamento delle materie prime. Per quanto riguarda il contesto della microstruttura, penso che ogni singola attività sia organizzata in modo molto efficiente ed efficace, col fine di ottenere un prodotto, affidabile, qualitativamente buono per contrapporsi ad prodotti di concorrenza che si trovano nel suo stesso range di mercato o fascia di mercato. Dal video si capisce come la linea produttiva sia organizzata proprio per assicurare un’affidabilità certa del prodotto alla clientela, e carattere distintivo che si denota, è il collaudo interno alla stessa impresa, del prodotto finito. Penso che anche in questo caso l'organizzazione migliore sia quella leggibilità dal contesto sociale.
    Un esempio che posso fare di azienda che lavora con un’organizzazione del tipo di Aprilia, è quella della Cervèlo, azienda produttrice di bicicletta da corsa, la struttura organizzativa di questa azienda è basata sull'approccio delle sensazioni di ogni singolo ciclista che utilizza queste bici, infatti, ogni mese la Cervèlo invia a tutti i ciclisti che posseggono una Cervèlo, un e-mail chiedendogli proprio quali sono le sensazioni che derivano dall'utilizzo di questo strumento. Inoltre la linea produttiva è incentrata, sulla produzione di diversi modelli di bici, sempre da corsa, ma con la possibilità di personalizzare il proprio modello sia per misura scegliendo la propria "taglia", che per colorazioni e per montaggio dei componenti (cambio, ruote, manubrio etc). Ho citato questa impresa perché la sua efficienza è data dalla costruzione di telai in stampi, riducendo cosi i costi connessi all’elaborazione di singoli telai come accade per altre imprese, questo non si riflette però con la qualità stessa del prodotto finale. Mentre la sua efficacia è garantita soprattutto dalla visibilità che ha questo marchio e per il suo livello di qualità/prezzo, infatti, la qualità del prodotto Cervèlo è se si vuole dare una valutazione da 1 a 10 è 10 mentre come prezzo siamo intorno ai 6-7 sempre come riguardo su una scala valutativa.
    Spero di non essermi dilungato troppo e di aver spiegato al meglio questo esempio. Ringrazio il professore per questa opportunità dataci a tutti noi studenti di poter essere "in prima linea" sulla partecipazione al corso. Arrivederci

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  2. Il riferimento al caso della Cervelo mi incuriosisce perchè non conoscevo l'azienda citata. Anche dalla descrizione dell'esempio fatta da Fulvio Corsaro si mette in evidenza come gli aspetti organizzativi si sovrappongano a quelli di natura più dichiaratamente strategica o di marketing.
    proverò a fare anche io una piccola ricerca su cervelo, dal momento che l'esempio ha catturato l'attenzione.
    g.

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  3. In tutti e tre i video è possibile vedere come, per quanto riguarda la produzione, si faccia uso della catena di montaggio fortemente robotizzata e quindi con l'operaio che ha il compito di svolgere un solo specifico compito.Secondo me la catena di montaggio non è il miglior modo per ottenere dei vantaggi, soprattutto per quanto riguarda la riduzione del gap tra interessi della proprietà e interessi dei lavoratori. La catena di montaggio porta all'alienazione dell'uomo non esaltandone le capacità e quindi non motivandolo. è costretto ad un unico compito. Secondo Marx, ciò che distingue l'uomo dall'animale è proprio il lavoro libero.
    Ora, possiamo definire lavoro libero svolgere un'unica mansione per tutto il giorno, meccanicamente? Nella catena di montaggio l'uomo diventa un'appendice della macchina, quando in realtà dovrebbe essere il contrario. Questo genera insoddisfazione nell'operaio e di certo non lo spinge a lavorare di più o meglio.
    Ho letto di come la lean production adottata dalla Toyota, e che si sta diffondendo sempre più, riduce,tra gli altri, questo problema. uno dei punti fondamentali si basa non sul concetto singolo operaio-singola mansione ma si basa sul concetto di team. Non ci sono più capi reparto, capi officina e via dicendo ma una squadra che lavora ,insieme, all'intero progetto. Così facendo, penso, non solo l'operaio non è costretto ad un unico compito ma non si sente nemmeno inferiore agli altri in quanto quelli che sarebbero stati i suoi superiori fanno parte della sua squadra. Certo, anche all'interno della squadra ci sarà qualcuno che prenderà la leadership, ma in modo diverso, meno autoritario.
    Tra le altre cose la lean production porta dei miglioramenti significativi anche in termini di produttività, spazio occupato negli stabilimenti, fatturato per dipendente inoltre riduce notevolmente gli sprechi di tempo e risorse impiegate .
    Raffaele.

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  4. buongiorno
    ho sempre immaginato dei lavoratori che fanno parte di una catena di montaggio e vedendo questi video mi rendo conto che quello che pensavo alla fine è realtà. In tutti e tre i video macchine, lavoratori e impianti sono disposti in modo tale da diminuire i tempi di produzione e comunque in un certo senso eliminare gli sprechi sia di tempo e sia di materiali, i lavoratori sono disposti in modo da compiere sempre le stesse azione in modo da specializzarsi in quello che fanno ed essere sempre più precisi e veloci. io ora vorrei farle una domanda che mi tormenta da parecchio : lo stato d'animo degli operai ,come p.e. la monotonia , dopo un certo periodo puo entrare in conflitto con l'obiettivo prefissato dagli organizzatori aziendali cioè quello di produrre sempre di piu in minor tempo possibile? grazie

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  5. i commenti dei vostri due colleghi colgono un aspetto importante che fa riferimento agli effetti che derivano dalla organizzazione delle attività sui comportamenti delle persone (si parla di alienazione, demotivazione, effetti della ripetizione....).
    quali possono essere i vantaggi della forte specializzazione?
    e date un occhio a questo video sul toyota production system.
    http://www.youtube.com/watch?v=U0_ktNqbQyU
    g.

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  6. Io penso che i vantaggi legati alla catena di montaggio sono ben pochi e soprattutto a favore della sola impresa dato che grazie a questo tipo di organizzazione delle attività si riducono i tempi necessari per il montaggio nonchè i costi!
    Ogni operaio assembla un unico pezzo con movimenti ripetitivi e meccanici quindi penso che non ci sia nemmeno bisogno di un lungo corso di formazione, altro vantaggio per l'impresa!
    Ma gli operai? sono d'accordissimo con i commenti precedenti per quanto riguarda la demotivazione, l'alienazione ecc... non si possono trascurare dato che la performance dell'impresa è fortemente influenzata dal lavoro dei singoli individui!!
    P.S prof. quali sono altri vantaggi della forte specializzazione?? A me come le ho scritto vengono in mente solo quelli di minor tempo di assemblaggio e minori costi! Ce ne sono altri a cui non ho pensato??

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  7. Oggi mi è venuto in mente un grossissimo svantaggio dell'alta specializzazione, cerco di fare un esempio per essere più chiaro:

    Mettiamo caso che io sono il migliore al mondo a raccogliere albicocche ma so fare solo questo. Magari in un primo periodo mi arricchisco pure perchè nessuno è bravo come me etc. etc.. Ma se il mercato delle albicocche muore, io resto senza lavoro e non avendo nemmeno un minimo di altre competenze farei la fame. Inoltre, nel caso ci sia una sola impresa addetta alle albicocche, il mio datore di lavoro potrebbe approfittarsene di questo dandomi un salario basso.

    Tutto questo per dire che, secondo me, facendo un discorso individuale, una specializzazione molto alta può essere molto rischiosa per il singolo e sarebbe meglio riuscire a sapere fare bene un pò di tutto invece di saper fare ottimamente una sola cosa, poi magari mi sbaglio..

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  8. Volevo innanzi tutto ringraziare il professore per questa nuova opportunità di studio che ci sta offrendo, perché credo che sia utile per ponderare quanto studiamo in classe e sui libri, e fare i complimenti ai miei colleghi per le osservazioni sollevate nei loro post!
    Per quanto riguarda i video citati, mi ritrovo molto in quello che ha espresso Raffaele, perché credo che si possa sfruttare al meglio il knowledge dei dipendenti attuando una linea più soft e di collaborazione che una più rigida come quella gerarchica e di specializzazione; un po' come quella che stiamo sfruttando in questo momento: noi tutti diciamo il nostro parere su quello che stiamo studiando!
    Vorrei dire la mia sull'esempio di Gaetano:
    è molto interessante e secondo me molto corretto, ma questo ragionamento può essere fatto dal dipendente e non dall'impresa, che ha come unico obiettivo il profitto e non le sorti di un dipendente quando non serve più al processo produttivo. Se non l'hai visto, ti consiglio di vedere il film-documentario di Micheal Moore, "The Corporation". Io l'ho trovato molto interessante e mi ha fatto capire determinate cose che prima ignoravo.
    Fabio

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  9. penso che dai due filmati ci sia differenza in quanto anche se tutti e due adottano il sistema di produzione "catena di montaggio",in uno ci viene mostrato un tipo di produzione standardizzata dove a cambiare e solo il colore del pezzo e non la forma il modello ecc mentre in un altro possiamo notare le varie line produttive per i vari prodotti della gamma e quindi come e organizzata l intera produzione in base ai vari modelli commercializzati, ma soprattutto si puo notare la definizione delle responsabilita e cioe il direttore della linea e quello dello stabilimento.
    uno che a mio parere puo essere un difetto della specializzazione e la mancanza di innovazione che puo scaturire dal processo e questo da tutta un altra serie di fattori negativi come puo essere il gia citato fattore dell alienazione dei dipendenti che si abituano a un lavoro fatto di rutine e dimenticano quella creativita che ce in ognuno di noi rassegnandosi al proprio lavoro monotono e portando la frustrazione che accumulano sul lavoro anche nella loro vita quotidiana,il rischi che vi e su ogni attivita svolta perche nel caso questa si rmi verrebbe a farmarsi tutto il sistema produttivo...

    Anonimo V.
    (aspettando un nuovo spunto per esprimere ilmio parere sul filmato di chaplin visto in aula)CIAOO

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  10. Professore volevo esprimere la mia opinione sulla lezione di oggi. Inizio col dirle che mi ha anticipato
    sul tempo perchè ,in merito alla tematica affrontata oggi 18/02 in aula, avrei postato sicuramente
    su questo blog (con il suo permesso) lo spezzone di "Tempi Moderni", fondamentale, a mio avviso. per comprendere la discussione
    di stamane in aula.
    Volevo esprimere la mia opinione aggiungendola ai commenti dei colleghi oggi in aula riguardo
    gli svantaggi/vantaggi della catena di montaggio. I miei colleghi, giustamente, hanno sostenuto varie opinioni che
    condivido ma che hanno aperto la strada al sottoscritto ad una particolare considerazione sul problema.
    "la catena di montaggio offre comunque un vantaggio al consumatore perchè, essendo il personale specializzato in una sola mansione,
    offre un prodotto finito di maggiore qualita' " questa opinione io la condivido in pieno ma la mia domanda e' questa:

    "E vero quanto espresso, verissimo, ma a lungo andare il lavoratore, svolgendo soltanto questa mansione (e quindi non
    sentendo "suo" il prodotto poichè vede il suo compito solo come un processo meccanicizzato), non si sente demotivato?
    Se la risposta (come credo di aver intuito) e' affermativa, tale Demotivazione potrebbe generare noia e di conseguenza un
    calo di efficienza da parte del lavoratore??? A questo punto anche il prodotto finito ne risentirebbe in termini di efficienza
    e qualita' poichè la demotivazione fa si che l'operaio non svolga il suo lavoro con impegno, non crede?

    PS: questa considerazione esprime il mio disappunto sulla catena di montaggio che riduce certamente la tempistica,
    ma e' secondo me sbagliata in quanto trascura IL FATTORE UMANO che al contrario merita grande
    considerazione all'interno di un processo produttivo . A dar valore a questo mio punto di vista aggiungo che durante
    la preparazione dell'esame di "gestione delle imprese" si faceva riferimento alla tematica delle mansioni affermando che
    AUMENTANDO LE MANSIONI DI UN SINGOLO LAVORATORE SI CREA COMUNQUE UNA MOTIVAZIONE NELLO STESSO. Spero di essermi espresso chiaramente
    anche se ammetto di essermi dilungato un po troppo. Certo di una sua risposta le porgo cordiali saluti

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  11. Il commento di ermina mette in evidenza la diversa ripartizione tra vantaggi e svantaggi connessi alla specializzazione.
    Sugli ulteriori vantaggi, abbiamo ragionato oggi in aula, ma sono a disposizione per ritornare sull’argomento, anche lunedì mattina, se c’è una domanda da parte vostra su questo.
    Il commento di Tufolo è giusto. Vorrei solo aggiungere due cose. La prima è che l’effetto di “riconversione” è meno forte quando si tratta d mansioni poco qualificate (siete d’accordo?). Diverso invece sarebbe il caso di professionisti dotati di competenze altamente specialistiche ma relative, come dice Tufolo, ad un “mercato morto”.
    Per commentare invece il post di Fabio Romano volevo innanzi tutto dire che se riesco a trovare il tempo darò un occhio a The Corporation, che mi manca.
    Più controverso è invece il punto relativo al tema della differenza di obiettivi impresa/lavoratori. Ancora più cruciale è la riflessione su quali debbano essere gli obiettivi di un’impresa: il profitto? La sopravvivenza? La crescita dimensionale? Il fatturato?....cosa?? le diverse concezioni di organizzazione migliore ci possono aiutare?
    Per quanto riguarda il commento di Anonimo Veneziano, mi sembra interessante la distinzione che ci sottolinea tra differente tipologie di catena di montaggio: è vero. Questo ci consente di mettere in evidenza interessanti differenze in termini di standardizzazione, tecnologia, specializzazione, mansioni.
    Per quanto riguarda il commmento (l’ultimo per questa sera, almeno per me) di Valentinos, posso sottolineare che proverò a rispondere a tutti i suoi interrogativi che, questo lo dico subito, toccano il punto centrale collegato alla relazione che esiste tra persone caratteristiche della microstruttura del lavoro e riflessi sui comportamenti individuali (motivazione, committment, partecipazione…).
    g.

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  13. Salve professore, riponendo nuovamente l'attenzione riguardo le mansioni e la motivazione dei lavoratori volevo sottolineare un'aspetto. Abbiamo constatato che c'è bisogno d'una certa variabilità riguardo le varie funzioni relative dei lavoratori in maniera tale da non far decrescere la motivazione relativa ad una monotonicità, che rende quasi meccanico il proprio "compito" (in maniera eufemistica, l'abbiam visto nello spezzone del film "Tempi Moderni") Volevo aggiungere che a mio avviso il lavoratore non tende solo ed esclusivamente ad "un rifiuto" verso la ripetizione abitudinaria e spasmodica d'un compito. La motivazione che il lavoratore, e l'azienda, vogliono accrescere tramite una diversità delle varie funzioni nasce anche da un'altra esigenza del lavoratore. Credo, infatti, che all'interno d'una azienda avvenga, più o meno implicitamente, uno scambio alla pari (che tra l'altro riprendendo il tema delle conflittualità provoca una maggiore sincronia tra gli obiettivi aziendali ed individuali). Tale scambio consiste in un "reciproco baratto" di informazioni e competenze: rendo più chiara l'idea, così come il lavoratore dona all'azienda le sue capacità e le sue competenze per migliorarne l'efficacia e l'efficienza, l'azienda da al lavoratore degli strumenti e delle informazioni tali da far accrescere la cultura personale dello stesso lavoratore, cosa che probabilmente lo farà sentire culturalmente e socialmente, e non solo all'interno dell'azienda, maggiormente soddisfatto.
    Ricapitolando la motivaizone crescente è dovuta sia all'esigenza di diversificare il lavoro e sia alla voglia di migliorare la propria posizione culturale e sociale, ripeto non solo all'interno dell'ambito lavorativo.
    Sperando in una sua risposta, Gianluca Volpe Prignano

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